Contributo di Claudio Monnini, architetto, agli Stati Generali degli architetti milanesi - Tavolo 5 - Un nuovo patto tra architetti e società
E' arrivato il momento di ripensare il ruolo dell'architetto di fronte ai mutamenti sociali e climatici: non è più pensabile lo sviluppo urbano fondato sulla rendita differenziale e il consumo di suolo a scapito del bene comune. Le nuove tecnologie e professioni, lo smartworking sdoganato dalla crisi del Covid, il ripensamento delle filiere in chiave glocal (si pensi alle Bio-regioni che Jeremy Rifkin sta elaborando per l'Unione Europea su mandato della Von Der Leyen), la necessità improrogabile di contenere il riscaldamento climatico, e la conseguente gestione sanitaria, sono tutti fattori che muteranno bruscamente il quadro, nei prossimi giorni. Lo sviluppo cittadino di un grande centro, come Milano, non può essere delegato ai grandi costruttori: le politiche di smartworking genereranno una caduta dei valori immobiliari, perché non serviranno più, nel terziario avanzato, grandi spazi di lavoro collettivo. Allo stesso modo la mobilità potrà essere ridotta, risolvendo a monte problemi di carico urbanistico, inquinamento, occupazione di suolo. La ciclabilità potrà diventare una strategia, come nelle (fredde e piovose) capitali del nord Europa, per la mobilità inferiore ai 10 chilometri di molta gente che dovrà recarsi al lavoro. Avremo un maggior risparmio energetico, meno condizionatori, grande necessità di salvaguardare le grandi alberature e di implementare il verde pubblico. In questo quadro gli architetti si troveranno ad affrontare la riqualificazione energetica e funzionale del patrimonio immobiliare esistente (uno dei più alti pro-capite del mondo), i re-design degli spazi collettivi urbani, della mobilità, delle scuole. Mai, come in questo momento, abbiamo avuto bisogno della creatività e dell'immaginazione, dell'empatia e dell'utopia: per cambiare il mondo serve una grande iniezione di visione.
Claudio Monnini, Comunicazione Verdi Europa Verde di Milano
Comentários