Rinnovabili: il momento giusto era ieri. Al limite, oggi.
di Carmelo Carbotti Verdi -Europa verde, Milano
Gli economisti Nicholas Kaldor e Kenneth Arrow già negli anni Sessanta tentarono di spiegare il meccanismo generativo del progresso tecnico. Arrow sosteneva che si genera essenzialmente nell'apprendimento che si ricava nell'atto stesso di produrre (learning by doing). Quindi l’apprendimento è legato all’esperienza e al tentativo di risolvere problemi. Se l’ambiente evolve ponendo via via nuovi problemi, l’apprendimento è più rapido.
Questo approccio indica un percorso in due fasi dell’innovazione tecnologica:
· si inizia con l’attività di ricerca & sviluppo in cui prevale l’individuazione delle possibili soluzioni,
· segue un processo di learning by doing in cui prevale la sperimentazione di scelte operative ottimali per le possibili soluzioni.
Quindi? Bisogna fare ricerca per trovare le istruzioni e realizzare effettivamente le cose, provando e riprovando, diventando sempre più bravi nell’individuare le soluzioni ottimali (learning by doing).
Quali sono allora le due variabili determinanti in questo processo se applicato all’impatto ambientale?
1. Comprendere l’esistenza di un problema da risolvere e di una soluzione da trovare.
2. Ottimizzare la soluzione tramite il “fare”.
Per il nostro pianeta la transizione a una produzione di elettricità a basso contenuto di carburanti fossili richiede che le fonti alternative rinnovabili diventino più economiche.
Nell’ultimo decennio la situazione è cambiata in modo radicale, dato che in molte parti del mondo le rinnovabili sono diventate più economiche di quelle tradizionali da carburanti fossili.
Questo cambio è stato guidato dall’apprendimento e quindi dal learning by doing. L’utilizzo delle tecnologie di sfruttamento delle rinnovabili e la sempre più ampia capacità installata hanno avuto un impatto positivo sui costi di produzione e, in un vorticoso circolo virtuoso, generato investimenti di dimensione molto superiore del passato.
Questo grafico, che utilizza i dati presi in prestito da One World in Data mettendo in relazione il costo unitario di produrre energia con la capacità installata negli anni 2010 e 2019, renda l’idea di come la curva dell’apprendimento sia particolarmente efficiente nel rendere più convenienti le rinnovabili mettendo a confronto.
Questi dati dimostrano che il tasso di apprendimento sul modo migliore e più economico di utilizzare le fonti rinnovabili accelera all’aumentare della capacità installata: sia che si guardi al fotovoltaico sia all’eolico onshore e offshore.
È inequivocabile come la capacità di apprendimento sul modo di fare le cose meglio e con più economicità sia stata, nell’ultimo decennio 2010-2019, elevatissima per fotovoltaico ed eolico e quasi nulla per il carbone.
La ragione di questo fenomeno è da rintracciare nel vantaggio tipico delle rinnovabili di avere bassi costi operativi e di mantenimento, contrariamente alle fonti fossili.
Oggi sappiamo, quindi, che più elevato sarà l’uso effettivo di rinnovabili più i costi scenderanno. Come dire più crescita porterà con sé ulteriore sviluppo.
Questo trend virtuoso delle rinnovabili potrà avere anche implicita una visione solidaristica tra Paesi. Se le nazioni più ricche investiranno in rinnovabili si muoveranno lungo il sentiero dell’apprendimento riducendo i costi non solo per sé stessi ma per il mondo intero.
Possiamo trarre da questa analisi due importanti conclusioni:
· è fuorviante dire che la soluzione al cambiamento climatico porterà maggiori costi riducendo crescita economica e reddito disponibile per imprese e famiglie;
· tempo, ci vuole tempo. Non investire per tempo ci impedisce di sfruttare l’apprendimento e i suoi benefici.
Alla fine pensando alla trasformazione delle fonti energetiche, non possiamo che prendere in prestito un pensiero di Confucio: “Il momento migliore per piantare un albero è vent'anni fa. Il secondo momento migliore è adesso
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